Standard di Razza
ASPETTO GENERALE
Dipende. Nel mondo delle persone normali può essere fatto “a Commissario Rex”, oppure “a cane-lupo”. Se il suo umano è over ’60 può ancora essere fatto “a Rin tin tin”.
Sempre tra gli over 60 si trova ancora qualcuno che ha un “pastore alsaziano alto così”.
NOTA: i pastori alsaziani sono sempre “alti così” (mano posta a circa 80 cm. da terra).
In realtà ormai anche i bambini di due anni sanno che si chiama “pastore tedesco”: il “cane lupo” si trova quasi esclusivamente in canile, ma di solito si tratta di meticci di pastore tedesco.
Nel mondo cinofilo, specie in quello agonistico, il pastore tedesco non viene mai definito con il nome della razza, ma come “il cane” (ritenendo evidentemente che tutti gli altri siano delle sottospecie).
Secondo lo Standard “è un cane di taglia media, leggermente allungato”.
Secondo la percezione comune è un cane di taglia grande, anzi MOLTO grande (la percezione comune non ha tutti i torti: provare a sedersi su un divano occupato da un pastore tedesco per credere), con la testa a 80 cm. dal suolo, appunto, e il sedere a due centimetri da terra.
MISURE FONDAMENTALI: da 60 a 65 i maschi, da 55 a 60 cm. le femmine.
E bon. Da lì non si scappa. Lo Standard le chiama proprio misure fon-da-men-ta-li. Se non ci stai dentro non sei neanche un pastore tedesco. Ma allora, i pastori alsaziani “alti così”?
Forse bisognerebbe spiegare ai loro umani che l’altezza di un cane si misura al garrese e non sulla punta delle orecchie.
O forse sono proprio cani fuori taglia… anche se a me capita più spesso di vederli fuori misura in larghezza, piuttosto che in altezza.
I pastori tedeschi, infatti, si dividono in: cani da show, cani da lavoro, cani da famiglia e cani presi perché un pastore tedesco al guinzaglio fa sempre la sua porca figura.
In realtà poi non la fa, proprio perché i cani presi con questo scopo vengono quasi sempre messi all’ingrasso e perdono ogni nobiltà delle forme.
Carattere e Attitudini
Dev’essere equilibrato, saldo di nervi, sicuro di sé, disinvolto e (salvo provocazione) di indole assolutamente buona.
Commento allo Standard: tutto sta a intendersi sul termine “provocazione”. Il bambino rompiballe è provocatorio? Sì, non c’è dubbio, concordiamo tutti.
Il marocchino che vuole venderti il tappeto è provocatorio? Be’, a volte sì, specie se insiste troppo e il cane capisce che ti sei scocciato.
E il vigile urbano che si sbraccia per farti passare sulle strisce? Ok, è in divisa, è vestito strano, ha uno strano robo in testa, gesticola troppo: il cane può prenderlo per un malintenzionato.
Ma la suora? Sì, vabbe’, pure lei non è proprio vestita normalmente però è una suora, cazzarola. Di solito fila via per la sua strada a testa bassa, non si sbraccia, non fa niente di strano.
Il mio figurante, quando Fritz (primo pastore tedesco della mia vita) ne appiccicò una al muro spianandole 42 denti a due dita dal naso, decretò che “puzzava di incenso” e che l’olfatto del cane ne era stato disturbato.
Passiamogliela per buona.
Dal canto mio, mentre la suora di cui sopra filava via a trecentodue all’ora facendosi trecentodue segni della croce, cominciai ad avere un dubbio che, nei successivi dieci anni di allevamento, diventò certezza: al pastore tedesco stanno caldamente sulle scatole le suore e i preti, così come i bambini – esclusi i “suoi”, che difende a costo della vita (ovviamente la nonna che sgrida il bambino è da considerare assolutamente “provocatoria”) – i vigili urbani, le persone di colore e i vecchietti col bastone.
Addestrare un pastore tedesco significa soprattutto insegnargli che NON bisogna mangiarsi bambini estranei rompiballe (perché quelli non-rompiballe li tollera, anche se “amare” è un’altra cosa), preti, suore, extracomunitari e affini (a meno che non indossino una manica e non stiano venendo di corsa verso di te gridando “YA AHHHHH!”, cosa che però difficilmente le suore fanno).
NOTA: tutto questo vale per i pastori tedeschi “di una volta” (insomma, quelli che allevavo io, che son tardona), mentre oggi vale solo per i pastori tedeschi “normali”, che sono una razza diversa da quelli da lavoro e da quelli show.
I pastori tedeschi da show sono davvero buonissimi con tutti.
Pure troppo, magari. Sono buonissimi con suore, preti e vigili urbani, ma a volte anche con il signore con un passamontagna in testa che ti sta puntando una pistola contro.
Il Fritz di cui sopra, che era tedesco per davvero (nel senso che era nato in Germania), fu il primo cane della mia vita di questa razza e me ne fece innamorare – al punto di decidere di allevarla – anche perché, se litigavo con il mio ragazzo e i toni si accendevano un po’ troppo, si metteva tra me e lui, lo guardava e gli diceva “GRRRRRRRRRR”.
Le discussioni le vincevo sempre io.
L’ultimo pastore tedesco che ho avuto in vita mia, cane da show figlio di un Auslese e blablabla, quando litigavo col marito infilava la testa sotto il cuscino del divano col fumetto che diceva “Piantatela di far casino, please, che voglio dormire”.
Poi sulla manica andava a trecento all’ora, per carità: ma mio marito non si metteva mai una manica prima di litigare con me, ‘sto stronzo. Quindi, a volte, le discussioni le vinceva lui. Forse è per questo che ho smesso di allevare pastori tedeschi.
Il pastore tedesco di oggi, se è un cane da show, è un cane appiccicaticcio, che non ti si leva mai di dosso. L’umano, a questo punto, pensa che il cane “gli voglia tanto bene”, si commuove e dice in giro che “come il pastore tedesco, non c’è nessuno”.
In realtà il cane “si” vuole tanto bene e ti sta addosso perché vuole che tu sia sempre pronto a soddisfare tutti i suoi desideri.
Spazzolami, dammi la pappa, grattami un po’ qui, no, un po’ più in là, ho sete, uff, quanto ci metti a prendere ‘sta ciotola? BAU! (eh, sì: se non scatti agli ordini, ti abbaia).
Ehi, è l’ora della bicicletta. No, sul tapis roulant ci vai tu, io voglio uscire. Piove? E chissenefrega, tu pedala!
Il pastore tedesco da show è un edonista egocentrico e rompiballe, convinto di essere il più bel cane del mondo (ogni volta che si ferma si mette in posa plastica come se fosse sul ring), il più intelligente cane del mondo e il più grande scopatore del mondo: anche perché, in effetti, i suoi umani fanno di tutto per farglielo credere, obbedendo prontamente a ogni suo ordine, mettendosi totalmente a sua disposizione (d’altronde, per preparare un pastore tedesco da show, occorrono circa 20 ore quotidiane) e facendolo trombare come un riccio (essendo la razza molto diffusa, se un cane è appena appena belloccio, si ritrova automaticamente l’harem che fa la fila fuori dalla porta di casa).
Se il cane da show NON finisce in mano a umani che fanno effettivamente show, diventa un simpatico e bel cagnone adatto praticamente a tutti: magari farà le feste al ladro, però non si mangia né la suora, né il vigile urbano.
Un po’ se la tira lo stesso, perché sa di essere bello: un po’ di pose plastiche le assume lo stesso. Però, alla fin fine, è un tenero orsacchiottone da 40 kg. capace di conquistarti il cuore. Specie se non gli dai troppa corda quando se la tira (tipo sparargli centodiciotto foto ogni volta che si piazza da solo stile monumento nazionale. Guardate che lo fanno TUTTI i pastori tedeschi non è il caso di immortalarlo ogni volta!).
Il pastore tedesco da lavoro, se viene da linee di sangue estreme (cioè tutte), ha un carattere della madonna.
Infatti giusto la Madonna e pochi altri eletti sono in grado di gestirlo. Non è decisamente un cane “per famiglie”, non è un cane adatto ai bambini (escluso forse Gesù Bambino), non è un cane per anziani, non è un cane praticamente per nessuno che non sia un cinofilo espertissimo e che non abbia alle spalle almeno una dozzina di cani, il più scarso dei quali deve aver fatto l’SchHIII. Altrimenti, ciccia.
Il pastore tedesco da lavoro estremo, con lo Standard, ha ben poco da spartire: quando va bene assomiglia ai cani degli anni ’70, altrimenti può somigliare a qualsiasi cosa, da un malinois a un siberian husky nero. Ma siccome in expo non ci va, se ne impippa.
Io ho detto molte volte che la razza è ormai spaccata in due (in realtà questo è il vero motivo per cui ho smesso di allevarla: prima scherzavo, ma ora no): la verità è che è spaccata in innumerevoli razze diverse, perché quelli da show sono tutti uguali, ma quelli da lavoro sono più eterogenei dei pit bull (il che è tutto dire).
Si somigliano solo i parenti stretti: i grigioni figli di Tizio, i neri figli di Caio eccetera li riconosci a prima vista, senza neanche guardare il pedigree. Se però metti vicini un grigione figlio di Tizio e un nero figlio di Caio, prendi un non-cinofilo e gli dici che sono entrambi pastori tedeschi, quello ti ride in faccia da qui all’eternità.
Bellezza da una parte dunque, e lavoro dall’altra (o meglio, da molte altre parti). Poi c’è – o meglio “ci sarebbe” in teoria, perché in pratica lo allevano quattro gatti – il pastore tedesco “normale”.
La via di mezzo.
Quello che i suoi (quattro) allevatori definiscono “cane completo”, mentre gli show men lo definiscono “quel cesso” e i fanatici dell’UD “quel fermone”.
Il pastore tedesco normale – ormai diventato assolutamente a-normale, visto che non se ne trovano più – è un cane bello senza essere eccessivo, angolato senza avere il culo che tocca terra, che quando trotta resta un filino sotto i duecento all’ora (ma che può essere condotto anche da una persona normale e non soltanto da Usain Bolt); un cane che trovi alle esposizioni ENCI, ma mai e poi mai ai raduni SAS dove vincono solo i cani dei “bellezzari” specialisti (e magari anche un po’ mafiosi, che non guasta mai).
Ha un carattere tosto ma anche dolcissimo, vigile, attento ma non nevrotico.
E’ un cane capace di difendere i suoi umani, capace di fare GRRRR al fidanzato o di inchiodare la suora al muro, ma senza staccare un braccio a nessuno dei due; docile e facile da addestrare, capace di fare cose utilissime tipo portare il barattolino di origano alla nonna che sta al piano di sopra (e se il giorno dopo scopri che tutta la scala dal primo al secondo piano somiglia a una pizza margherita, scemo tu che hai dimenticato di chiudere bene il barattolino. Il cane non c’entra niente).
Insomma, sarebbe “il” pastore tedesco, proprio alla commissario Rex: un cane piacevole, gestibile, equilibrato, bello e utile. E infatti è una razza in via di estinzione, perché noi umani siamo degli emeriti cretini e i cani con normali doti da cane non ci piacciono più.
I quattro gatti che lo allevano ancora sono, solitamente, giovani anime pie che si illudono di riportare la razza (unica) al suo antico splendore: insomma, credono di poter cambiare il mondo Quasi sempre, dopo qualche anno, è il mondo che cambia loro.
Testa
Cuneiforme, proporzionata alla taglia, asciutta nell’insieme e moderatamente larga tra le orecchie. E bella. Porcavacca, ma che bella che è.
Possiamo amare mille altre razze, possiamo incazzarci con la SAS e non volere mai più un pastore tedesco, possiamo metterci ad allevare carlini o mastiff… ma quando vedremo la testa di un bel pastore tedesco ci incanteremo sempre.
Sarà per quella sua aria un po’ lupesca (anche se in realtà a un lupo non è che somigli molto), sarà per quello sguardo nobile e fiero (anche quando sta pensando “quando si mangia?”, cioè sempre), sta di fatto che è sempre stata e sempre sarà la testa di cane più “canosa” del mondo. Se chiudete gli occhi e pensate “testa di cane”, vi appare l’immagine della sua: non provate a negarlo.
Ehm…no: se pensate a quell’altra cosa lì, di solito non vi viene in mente un cane.
Dentatura
completa, corretta, con chiusura a forbice. Se si impegna, può fartela sentire forte e chiara anche attraverso una manica da figurante. Anche senza impegnarsi è in grado di bucare un pallone da calcio in tre secondi netti. Senza impegnarsi per niente è in grado di far fuori una ciotola con mezzo chilo di carne dentro in DUE secondi netti.
Il pastore tedesco non mastica, non assapora, fa soltanto GLOB. E sparisce tutto. Dopodiché ti guarda con la faccia che dice: “Quando si mangia?”
Occhi
Di media grandezza, a mandorla, leggermente obliqui e più possibile scuri: sono capaci di qualsiasi espressione riusciate a immaginare, da quella del poverocanemortodifame (se l’ora di cena è passata da tre minuti) a quella dell’ipnotizzatore killer.
Un giorno tornai a casa dopo un giro di un paio d’ore e trovai il mio pastore tedesco Ektor che fissava l’omino venuto a leggere il contatore del gas, che sembrava la moglie di Lot dopo essere diventata di sale.
Tra Ektor e l’omino c’era il cancello, di ferro, alto tre metri: l’omino era fuori e il cane dentro. Però l’omino non muoveva un muscolo, e non capivo perché.
“Oh, mi scusi, è tanto che aspetta?” chiesi io amabilmente, arrivando in macchina e pensando che fosse appena arrivato anche lui.
“Eh…un’ora e mezza, più o meno…” fu la risposta.
Io rimasi allibita: “Un’ora e…? Ma scusi, quando ha visto che non c’era nessuno… non poteva andarsene e tornare più tardi?”
“Eh, sì, ma c’era quello lì… (indicando Ektor)”.
“Ma il cane è dietro al cancello, e il cancello è chiuso!”
“Sì, sì, lo so… ma quando mi sono girato per tornare alla macchina mi ha guardato male… e non ero sicuro che non potesse uscire da qualche altra parte”.Ovviamente, una volta che ebbi aperto il cancello e portato dentro l’omino (a braccetto, anche perché altrimenti non sarebbe mai entrato), Ektor andò di corsa a prendere la palla e gliela mollò sui piedi scodinzolando, con l’espressione ridente da giochiamo-giochiamo-giochiamo? (tanto ormai ero arrivata io e la faccia da kanekiller non serviva più).
Orecchie
di media grandezza. Commento allo Standard: media?!? Sono due immani padelle!
Portate erette quando il cane è in attenzione, spiattellate indietro quando fa la posta alle lucertole e le avvicina quatto quatto stile border collie, ad aliante in virata quando ne ha combinata qualcuna delle sue o quando si annoia.
Le orecchie del cucciolo di pastore tedesco raggiungono definitivamente la posizione eretta intorno ai cinque-sei mesi (se succede prima, l’umano ne va fierissimo, ma in realtà il cucciolo ha quasi sempre i vermi), dopo vari tentativi di alzarle in modi estremamente creativi e immancabilmente buffi.
L’allevatore, a vedere le orecchie che vanno su e giù e assumono le posizioni più strane, si diverte a inventare definizioni (come in “Blitz ha le orecchie che fanno le tre meno un quarto”, o “Uma ha le orecchie che dicono “vira tutto a babordo”).
Il neo proprietario del cucciolo, invece, lancia urla belluine di trionfo a ogni “su” e tenta il suicidio a ogni “giù”.
Dai tre ai sei mesi l’allevatore del cucciolo riceverà una media di cinque telefonate e tre email al giorno dal cliente che chiederà:
- se non debba cominciare preoccuparsi perché le orecchie non sono ancora erette (età del cane: tre mesi. Risposta: “no, sarebbe anormale se lo fossero”);
- se non sia il caso di dargli qualche integratore misterioso suggerito dal postino che-di-cani-ne-capisce o dal cognato che c’aveva il pastore alsaziano alto così (età del cane: due, tre, quattro, cinque mesi, perché te lo chiede almeno una volta al mese. Risposta: NO);
- se sia grave o gravissimo che ne abbia alzata una e poi l’abbia ributtata giù (età del cane: quattro mesi. Risposta: “no, stia tranquillo, è normale”);
- se il fatto che ne abbia alzata una e NON la ributti giù, ma rifiuti di alzare l’altra, sia segno sicuro di un difetto permanente (età del cane: quattro mesi e due giorni. Risposta: “no, è normalissimo anche questo”. E intanto pensi: “sei tu a essere anormale, che Dio stramaledica te e il tuo telefono!”. Ma non glielo puoi dire);
- se non sia un’immane e definitiva tragedia il fatto che il cane abbia alzato entrambe le orecchie per due giorni per poi ributtarle giù (età del cane: quattro mesi e una settimana. Risposta: CLIC, perché è inspiegabilmente caduta la linea);
- trenta secondi dopo, via email (per paura che cada di nuovo la linea): “Mi ha detto mio cuggino che la saliva di giraffa per le orecchie fa miracoli: e siccome devo giusto andare in Kenia…” (non è vero: ci andrebbe APPOSTA per comprare la saliva di giraffa). Eccetera, eccetera, eeeecceeeeteraaaaaaa… fino al giorno in cui le orecchie finalmente restano definitivamente su, cosa di cui sarai trionfalmente informato per telefono: peccato che nel frattempo ti sia nata un’altra cucciolata e comincino ad arrivare le nuove telefonate e nuove email (“nuove” si fa per dire, visto che ti chiedono tutti le stesse identiche cose, con la stessa identica frequenza).
In realtà l’unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare, quando si tratta delle orecchie di un pastore tedesco, è il fatto che le mosche le ritengano il nido ideale per deporci le uova, mentre le pulci amano utilizzarle come cesso.
Tronco
Secondo lo Standard, “la linea superiore si sviluppa senza apprezzabili interruzioni dall’inserzione del collo verso il garrese ben rilevato e il dorso, appena leggermente inclinato rispetto all’orizzontale, sino alla groppa leggermente inclinata”.
Invece si ha l’impressione che la linea dorsale parta dal garrese e arrivi a due centimetri da terra.
Ma è tutta colpa degli…
Arti
Angolatissimi, specialmente il posteriore.
Oddio, pure l’anteriore non scherza: fino a qualche anno fa lo Standard chiedeva un angolo scapolo-omerale (l’angolo della spalla, insomma) di 90°: una roba che si trova giusto nei bassotti, e neanche sempre.
Ora hanno capito che nun se po’ fa e quindi parlano di 110° (anche se insistono a dire che l’ideale sarebbe l’angolo retto).
Il pastore tedesco è noto come “il cane che soffre di displasia dell’anca perché è troppo angolato”. In realtà le razze veramente devastate dalla displasia sono i grandi molossi, i retriever e molte altre razze che non sono angolate per niente.
Tutti ‘sti angoli esasperatissimi, comunque, sarebbero motivati dal…
Movimento
Il pastore tedesco è un trottatore. E fin qui, niente da eccepire.
Però, diciamolo: non è neanche normale che un cane debba trottare a duecento chilometri orari.
Insomma, si pretende che il pastore tedesco vada più forte di Varenne, che però era un cavallo (e il fatto che i cani non debbano tirarsi dietro un sulky con un tizio seduto sopra non è una buona scusa).
Per far sì che i pastori tedeschi vadano via a velocità indicibili, ai raduni, ogni cane ha tutta una serie di persone che lo “chiamano da fuori”, correndo davanti a lui, agitando palline e sbraitando versacci in incomprensibili lingue aliene.
Poiché neppure gli umani sono fatti come Varenne, due o tre di loro si danno il cambio lungo il perimetro del ring: e finché a girare è un cane singolo, tutto va bene.
Il bello viene quando i cani di un’intera classe, magari a un raduno importante e con tanti iscritti, vengono invitati a trottare tutti insieme, con conseguente mobilitazione di tutti i “chiamatori da fuori” che partono tutti insieme, si pestano i piedi, si sbattono dentro l’un l’altro e a volte si prendono pure a cazzotti.
Ai “miei tempi” i raduni SAS erano una sorta di girone dantesco: oggi mi dicono che si son dati una regolata (ma ho controllato su YouTube e non mi sembra che sia molto vero).
Alle expo ENCI è tutto diverso: un po’ perché è vietato chiamare i cani da fuori (li chiamano lo stesso, ma facendo un po’ meno casino), un po’ perché ci vanno solo i cani normali, cioè le mezze tacche, che trottano più piano un po’ perché sono appunto mezze tacche, e un po’ perché spesso (soprattutto alle nazionali) devono muoversi sul ring dei maltesi (due metri per tre) o dei jack russell (tre metri per cinque, enorme. Per i jack russell, però).
In ogni caso, un cane ben costruito, con una bella spinta e un buon allungo, è un piacere per gli occhi: checché ne dicano i detrattori del “culo basso”.
Mantello
Formato da pelo leggermente puzzolente e sottopelo che profuma di carogna lasciata frollare al sole per un paio di giorni.
Questo non tanto perché il cane puzzi di suo (vabbe’, un pochino sì: ma poco), quanto perché molti pastoristi sono ancora convinti che il cane si debba lavare una volta all’anno. Alcuni di essi, peraltro, hanno l’aria di lavarsi una volta all’anno anche loro.
Il pelo lungo è stato sempre considerato un difetto da squalifica: ora, però, è stato accettato come varietà e quindi potrà partecipare alle expo con i suoi CAC, CACIB ecc.
I cuccioli a pelo lungo sono immancabilmente i più belli in assoluto.
Fino all’anno scorso, quando un allevatore vedeva un cucciolo di quindici-venti giorni che sembrava rappresentare il sogno della sua vita, poteva scommetterci la moglie: era un “pelone”. Dopo le prime disillusioni e le prime capocciate nel muro, date quando il cucciolo cominciava a presentare i primi ciuffi sinistri che fuoriescono dalle orecchie, l’allevatore imparava a identificare i peloni precocemente, dalla forma della testa e da altri piccoli particolari.
Da quest’anno potrà venderli come “varietà a pelo lungo” e quindi si sentirà molto più in pace con se stesso (e con il suo portafogli, perché prima doveva venderli a metà prezzo).
Purtroppo c’era un motivo se i “peloni” non erano ammessi dallo Standard: le loro ossa, pur essendo apparentemente più pesanti della media, in realtà possono essere spugnose e quindi più fragili.
Dubitando fortemente che le ossa spugnose siano sparite dal corredo genetico dei peloni, ritengo che il motivo della loro ammissione alla cinofilia ufficiale sia stata proprio legata al fatto che di peloni ne nascono uno sproposito, anche dai cani a pelo corto, e che quindi le ragioni economiche abbiano avuto il sopravvento (strano, in cinofilia non succede mai…).
Coda
Deve arrivare almeno fino al garretto, ma non oltre la metà del metatarso. In realtà sembra sempre che tocchi terra, ma è colpa del pelo (dicono).
Viene portata pendente, un pochino più sollevata quando il cane è eccitato.
Se il cane la porta troppo sollevata, se presenta nodi o altre imperfezioni, si va dal chirurgo plast…no, pardon, volevo dire: non si va in expo e non si dovrebbe andare neppure un riproduzione, perché si tratta di difetti gravi.
Qualcuno espone (e usa) lo stesso cani corretti chirurgicamente, un po’ perché noi umani siamo sempre cretini e un po’ perché uno dei più grandi riproduttori di tutti i tempi, in questa razza, aveva l’emofilia, quindi “cosa vuoi che sia, al confronto, una coda un po’ storta” (o un dente in meno, o un testicolo di silicone, o qualsiasi altra cosa su cui si possa barare).
In generale un problema – anche serio – non dovrebbe necessariamente escludere un soggetto dalla riproduzione, se quel soggetto ha tali e tante qualità da poter fare più bene che male alla razza: però di questo problema si dovrebbe essere messi tutti al corrente, in modo da poter calibrare bene gli accoppiamenti, evitare le consanguineità e fare tutto quello che un bravo allevatore può fare per evitare che il difetto, pur restando presente nel genotipo, si manifesti fenotipicamente.
Se invece si sta zitti, si è veramente stronzi e si rischia di rovinare una razza (e non vale solo il pastore tedesco, ovviamente): ma siccome questo è un articolo umoristico, lasciamo perdere le cose serie e finiamola qui.